lunedì 25 giugno 2012

SENZA CUSCENZA

Povira umanità senza cuscenza
senza vriogna ci semu arrivati
pì travagghiari nuddu cchiù ci penza,
tutti a la bedda vita semu rati.
E pi la giovintù è 'na sdicenza:
l'amuri iri facennu pi li strati,
e cchiù c'annavanzari va la scienza,
cchiù assai ci nni su' genti sminuddati.
D'un camminari 'nta la mala via
cunsingghiu a l'omu di stariccì attentu
e dicu 'nta 'sta rozza puisia
a chiddi chi nun vonnu 'nsignamentu.
Cu dunni metti 'i peri nun talia
si vota e sbota comu va lu ventu,
ma si cu sbagghia nun apparteni a mia,
m'affliggiu, ma duluri nun ni sentu.
Diu retti libertà di fari e sfari
a cu la vita storta giusta pari.
Fontana Antonino

lunedì 18 giugno 2012

SINTESI DELL’ANALISI E DEI NUMERI

Secondo la stima dell'UIL sono oltre 1,3 milioni le persone che vivono direttamente, o indirettamente, di politica. Un esercito composto da oltre 145 mila tra Parlamentari, Ministri, Amministratori Locali di cui 1.032 Parlamentari nazionali ed europei, Ministri e Sottosegretari; 1.366 Presidenti, Assessori e Consiglieri regionali; 4.258 Presidenti, Assessori e Consiglieri provinciali; 138.619 Sindaci, Assessori e Consiglieri comunali.
A questi vanno aggiunti gli oltre 12 mila consiglieri circoscrizionali (8.845 nelle sole Città Capoluogo); 24 mila persone nei Consigli di Amministrazione delle 7 mila società, Enti, Consorzi, Autorità di Ambito partecipati dalle Pubbliche Amministrazioni; quasi 318 mila persone che hanno un incarico o una consulenza elargita dalla Pubblica Amministrazione; la massa del personale di supporto politico addetto agli uffici di gabinetto dei Ministri, Sottosegretari, Presidenti di Regione, Provincia, Sindaci, Assessori Regionali, Provinciali e Comunali; i Direttori Generali, Amministrativi e Sanitari delle ASL; la moltitudine dei componenti dei consigli di amministrazione degli ATER e degli Enti Pubblici.
Ogni anno i costi della politica, diretti e indiretti, ammontano a circa 18,3 miliardi di euro, a cui occorre aggiungere i costi derivanti da un “sovrabbondante” sistema istituzionale quantificabili in circa 6,4 miliardi di euro, arrivando così alla cifra di 24,7 miliardi di euro.
Una somma che equivale al 12,6% del gettito Irpef (comprese le Addizionali locali), pari a 646 euro medi annui per contribuente.  

Secondo me è del tutto evidente, che senza ridurre minimamente il servizio ai cittadini e senza intaccare i processi democratici, alla base delle Istituzioni, si possa determinare una riduzione di circa il 30 - 40% dei costi della politica (circa 9 miliardi di euro). l’anno a disposizione per politiche fiscali e/o sociali a vantaggio di tutti i cittadini, che in questo periodo di crisi non è poca cosa. 

lunedì 11 giugno 2012

CU' TI MANNA ...?

L'uffici chini su' tutti di genti,
chi li sordi si pigghianu arrubbati,
picchì sunnu 'nsignati a fari nenti
e dicinu chi su' tutti sudati.

Rispettanu l'orariu esattamenti,
s'annoianu si sunnu disturbati,
li mettinu a la porta  sull'attenti,
a chiddi chi nun su' raccumannati.

'Sta liggi troppu storta a mia mi pari
e ci vulissi un mezzu pi canciari,
ma cu' cumanna mi lha cunfirmatu,
chi cu' travagghia veni disprizzatu.
Fontana Antonino



lunedì 4 giugno 2012

LA FAMIGLIA

La  famiglia , non c'è dubbio, è il nucleo fondamentale di ogni società, ma, come ogni entità viva, anch'essa sta cambiando, e spesso si fatica a capire in quale direzione stia andando. Ci sono nuove famiglie, nuove leggi, nuovi servizi e... nuove donne. Già, perché anche gli "angeli del focolare" non sono più quelli di una volta. La famiglia cambia, ma nessuno la mette in discussione. Calano i matrimoni, crescono divorzi e separazioni, aumentano le coppie di fatto. Ma cresce anche il desiderio, da tutte le parti, di fare quadrato intorno a questa istituzione. Negli ultimi anni i giovani trentenni che non si sposano e continuano a stare a casa con mamma e papà sono sempre più spesso al centro dell’attenzione del dibattito politico e sociale. Ci si interroga infatti sui motivi che spingono questi giovani adulti a non allontanarsi dalla casa paterna per mettere su famiglia e trovare una propria dimensione autonoma e indipendente. Molti trentenni  hanno così acquisito la fama dei più "mammoni" d’Europa. Le statistiche parlano chiaro in proposito. L’indagine Istat 2010 sui matrimoni celebrati nel 2008 nel nostro paese conferma che si convola a nozze sempre meno e sempre più tardi. La media di età è 33 anni per gli uomini e 30 per le donne con una media di 6 anni in più rispetto a quanto accadeva intorno alla metà degli anni ’70. Rispetto a quell’epoca anche il numero dei matrimoni celebrati si è ridotto del 50%.
A commento dei dati diffusi l’Istat sottolinea che il rinvio delle prime nozze è, in larga misura, la conseguenza della sempre più prolungata permanenza dei giovani nella famiglia di origine. Numerose sono le interpretazioni fornite per spiegare questo fenomeno: l’aumento diffuso della scolarizzazione e l’allungamento dei tempi formativi, le difficoltà che incontrano i giovani nell’ingresso nel mondo del lavoro e la condizione di precarietà del lavoro stesso, le difficoltà del mercato delle abitazioni. Condizioni sempre più stringenti per la decisione di formare una famiglia e sempre più considerate vincolanti sia per gli uomini sia per le donne. Spesso oggi si  convive a volte per scelta, a volte per necessità, altre ancora per prova. A volte lo si fa per brevi periodi, come ad esempio nel caso degli studenti fuori sede. Qualunque sia il motivo, sempre più numerose coppie, in Italia, preferiscono al matrimonio questa forma di vita in comune. Si tratta di un fenomeno relativamente  recente,  anche se in forte crescita, mentre in altri Paesi, soprattutto quelli scandinavi, è una realtà ormai da tempo consolidata, specialmente tra i giovani, la convivenza è talmente diffusa che non viene più considerata un'eccezione rispetto al matrimonio.