lunedì 7 gennaio 2013

PROVERBI SICILIANI


Si dice che “i proverbi sono la saggezza del popolo”, ma anche che siano parole che nascono dalla saggezza degli anziani, che hanno vissuto la loro vita e il loro bagaglio di conoscenze. Il termine "proverbi" deriva dal latino (proverbia) ed indica una breve espressione letteraria, spesso ritmata, non priva di umorismo e di ironia, con la quale si trasmette il frutto dell’esperienza e della saggezza di un popolo.
Se non si conoscono i proverbi e il significato intrinseco che nascondono spesso risulta difficile riuscire a carpire il senso di una conversazione.
Riuscire ad approfondire questo aspetto di un dialetto, quindi può rendere più facile la comunicazione e la reciproca comprensione quando ci si trova in una regione.
La principale caratteristica dei proverbi è proprio la loro musicalità, legata a rime, assonanze e quant'altro. Per questo a volte è anche difficile tradurli.
Spesso è assai difficile risalire all'origine di un proverbio e stabilire se esso è transitato dalla tradizione orale alla letteratura o viceversa, se è di origine colta o popolare. 
Anche la linea di demarcazione tra proverbi, detti ancora, motti, sentenze, aforismi, è assai sottile e forse non è così importante come si crede definire l'origine di un proverbio o di un aforisma quanto piuttosto risalire alle motivazioni che ne hanno determinato sia la nascita che l'uso più o meno frequente. I proverbi, definiti da Aristotele avanzi dell’antica filosofia conservatisi fra molte rovine, rispecchiano le esperienze di una popolazione nel particolare contesto della sua civiltà. Essi declamano, mediante concetti popolareschi, una verità facilmente accessibile al senso comune. La morale spicciola, più eloquente di tanti trattati di retorica, diventa palese ed inequivocabile. In ogni proverbio, monumento parlato del buon senso, secondo Benedetto Croce, è contenuta una sentenza, un precetto, un avvertimento.
Giuseppe Giusti sostiene che quelli sbocciati spontaneamente sulle labbra dei popolani acquisiscono maggiore importanza sia perché rappresentano un autentico tesoro di lingua schietta sia per la ragione che sono l’espressione sintetica della millenaria saggezza di un popolo, del quale sintetizzano pregi, difetti, qualità e limiti.
Niccolò Tommaseo afferma che i proverbi nati tra il popolo sono il buon senso condensato che, raccolto in volume, dopo la Bibbia, sarebbe il più filosofico, il più poetico, il più sublime dei libri.
La sapienza dei proverbi nasce proprio quando il popolo, osservando la realtà dei fatti in questo mondo, ne trae degli insegnamenti e delle considerazioni di grande saggezza. Un esempio “predica bene, ma razzola male”. Già, che cosa aveva spinto lo sconosciuto compositore di questo proverbio, a impostare questa frase? Che cosa aveva osservato? Indubbiamente aveva osservato appunto un predicatore di grande eloquenza e di grandi ideali che, in privato, faceva proprio il contrario di quello che diceva: un uomo cioè incoerente ed ipocrita. Lo aveva visto forse come un fiero gallo che baldanzoso, con il collo dritto, piume e cresta al vento, che canta con grande forza, ma che dopo raspa nella polvere e nel fango per trovare vermi di cui nutrirsi. E’ naturale che un gallo faccia questo, ma non è altrettanto naturale che chi si riempie la bocca di grandi paroloni ed ideali, poi egli stesso razzoli nel fango e nella polvere di questo mondo facendo il contrario di quel che dice. Purtroppo questa è spesso la realtà. Nessuno è perfetto, è vero, ma un mi-nimo di coerenza ci vuole.
Seguirà, una ricca raccolta di “perle di saggezza Sicula” che, ad un’attenta riflessione, risultano essere delle belle verità!





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