Si
dice che “i proverbi sono la saggezza del popolo”,
ma anche che siano parole che nascono dalla saggezza degli anziani,
che hanno vissuto la loro vita e il loro bagaglio di conoscenze.
Il termine "proverbi"
deriva dal latino (proverbia)
ed indica una breve espressione letteraria, spesso ritmata, non priva
di umorismo e di ironia, con la quale si trasmette il frutto
dell’esperienza e della saggezza di un popolo.
Se
non si conoscono i proverbi e il significato intrinseco che
nascondono spesso risulta difficile riuscire a carpire il senso di
una conversazione.
Riuscire
ad approfondire questo aspetto di un dialetto, quindi può rendere
più facile la comunicazione e la reciproca comprensione quando ci si
trova in una regione.
La
principale caratteristica dei proverbi è proprio la loro musicalità,
legata a rime, assonanze e quant'altro. Per questo a volte è anche
difficile tradurli.
Spesso
è assai difficile risalire all'origine di un proverbio e stabilire
se esso è transitato dalla tradizione orale alla letteratura o
viceversa, se è di origine colta o popolare.
Anche
la linea di demarcazione tra proverbi, detti ancora, motti, sentenze,
aforismi, è assai sottile e forse non è così importante come si
crede definire l'origine di un proverbio o di un aforisma quanto
piuttosto risalire alle motivazioni che ne hanno determinato sia la
nascita che l'uso più o meno frequente. I proverbi, definiti da
Aristotele avanzi dell’antica
filosofia conservatisi fra molte rovine, rispecchiano le esperienze
di una popolazione nel particolare contesto della sua civiltà. Essi
declamano, mediante concetti popolareschi, una verità facilmente
accessibile al senso comune. La morale spicciola, più eloquente di
tanti trattati di retorica, diventa palese ed inequivocabile. In ogni
proverbio, monumento parlato del buon senso, secondo Benedetto
Croce, è contenuta una
sentenza, un precetto, un avvertimento.
Giuseppe
Giusti sostiene che quelli sbocciati spontaneamente sulle labbra
dei popolani acquisiscono maggiore importanza sia perché
rappresentano un autentico tesoro di lingua schietta sia per la
ragione che sono l’espressione sintetica della millenaria saggezza
di un popolo, del quale sintetizzano pregi, difetti, qualità e
limiti.
Niccolò
Tommaseo afferma che i proverbi
nati tra il popolo sono il buon senso condensato che, raccolto in
volume, dopo la Bibbia, sarebbe il più filosofico, il più poetico,
il più sublime dei libri.
La sapienza
dei proverbi nasce proprio quando il popolo, osservando la realtà
dei fatti in questo mondo, ne trae degli insegnamenti e delle
considerazioni di grande saggezza. Un esempio “predica bene, ma
razzola male”. Già, che cosa aveva spinto lo sconosciuto
compositore di questo proverbio, a impostare questa frase? Che cosa
aveva osservato? Indubbiamente aveva osservato appunto un predicatore
di grande eloquenza e di grandi ideali che, in privato, faceva
proprio il contrario di quello che diceva: un uomo cioè incoerente
ed ipocrita. Lo aveva visto forse come un fiero gallo che baldanzoso,
con il collo dritto, piume e cresta al vento, che canta con grande
forza, ma che dopo raspa nella polvere e nel fango per trovare vermi
di cui nutrirsi. E’ naturale che un gallo faccia questo, ma non è
altrettanto naturale che chi si riempie la bocca di grandi paroloni
ed ideali, poi egli stesso razzoli nel fango e nella polvere di
questo mondo facendo il contrario di quel che dice. Purtroppo questa
è spesso la realtà. Nessuno è perfetto, è vero, ma un mi-nimo di
coerenza ci vuole.
Seguirà,
una ricca raccolta di “perle di saggezza Sicula”
che, ad un’attenta riflessione, risultano essere delle belle
verità!
Nessun commento:
Posta un commento