Il solo mezzo per distinguere con certezza i funghi mangerecci da quelli velenosi e mortiferi è
quello di saper riconoscere con sicurezza le singole specie, assegnando loro senza esitazione nome e cognome, come si fa con le conoscenze sicure. Le famiglie fungine hanno ognuna una propria fisionomia, ben riconoscibile per una somma di caratteristiche costanti di aspetto, di forma, di colore che oscillano solo entro i limiti delle variazioni individuale. Occorre quindi che il raccoglitore si familiarizzi con le singole specie, cominciando dalle più importanti, sforzandosi di mettere in evidenza e di ritenere i loro caratteri specifici. Cioè con l'ausilio di persone già esperte, con la consultazione di buone illustrazioni, di manuali sicuri, e soprattutto con la diretta e scrupolosa osservazione degli esemplari freschi in tutti gli stadi del loro sviluppo. Ma soprattutto si raccomanda di imparare a riconoscere le specie mortifere; quando queste saranno ben fissate in mente, così da poterle riconoscere a prima vista anche da lontano, si sarà conseguito abbastanza.
Non affidarsi mai anziché di precise conoscenze micologiche - a criteri empirici con i quali si ritiene di poter distinguere i funghi buoni da quelli cattivi. E' erroneo credere che l'ingiallimento delle foglie di prezzemolo; l'annerimento della moneta o del cucchiaio d'argento, della cipolla o dell'aglio posti a contatto con i funghi siano indizi di velenosità. Come è erroneo credere che i funghi rosi dalle lumache, da insetti o da altri animali siano mangerecci, perché taluni animali si possono cibare senza danno di funghi che sono mortifere per l'uomo, con i funghi la prudenza non è mai troppa.