La Sicilia! La trisulca isola del sole, il sacro verziere dell’Italia. I poeti l’hanno ricordata sempre con amore e con ammirazione, come il paese in cui è sempre primavera, il paese dei giardini incantati e dai profumi inebrianti, ove il mare è terminato di spiagge ridenti, ove la vite s’intreccia all’ulivo, dove l’occhio spazia per l’orizzonte vastissimo e l’acqua riflette la porpora e l’azzurro del mattino e gl’incendi dei tramonti singolari.”Il paese del sole e della lava, degli aranci e dello zolfo, della primavera eterna e dei terremoti distruttori, del brigantaggio e della mafia”.
Come disse Herder " i canti popolari sono l’archivio del popolo, il tesoro della sua scienza, della sua religione, della teogonia e cosmogonia sua, della vita dei suoi padri, dei fasti della sua storia, l’espressione del suo cuore, l’immagine del suo interno nella gioia e nel pianto."
Che la Sicilia sia stata la culla della poesia, è ammesso ormai, con prove, da tutti. Magari non sanno dei tempi che furono? Dell’antica isola, di Dei pagani e di miti antichi, di Normanni e di Arabi? Ma sanno che questa terra è il famoso diamante della corona dell’Eterno Padre, che è ricca di poesia e cantano:
Cu voli poesia vegna ‘nSicilia
Ca porta la bannera di vittoria
Canti e canzuni n’havi centu mila.
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