Gli aspetti su cui si sono segnalate le maggiori insoddisfazioni e sui quali è necessario lavorare sono: la partecipazione sociale; il rispetto e inclusione sociale; la comunicazione e informazione; il supporto da parte della comunità e servizi sanitari; l’accesso ai trasporti pubblici; la presenza di panchine su cui sedersi negli spazi aperti. Agire in questi ambiti – secondo il Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute - migliorerebbe la vita non solo degli anziani, ma anche di altre categorie deboli, come le donne in gravidanza, i bambini e i disabili.
In seguito alla raccolta e all’analisi dei dati, l’Oms ha deciso di costituire una rete di città age-friendly, per facilitare lo scambio reciproco di informazioni e fornire indicazioni per sviluppare politiche sul tema anche a livello regionale e nazionale. Gli inviti a entrare a fare parte della rete sono stati inviati dall’Oms nel dicembre 2009: da quel momento molte città nel mondo hanno aderito all’iniziativa. Tra di esse, finora, non ce ne è neanche una italiana, nonostante siamo uno dei paesi più anziani del mondo. Ma non è mai troppo tardi. Sul sito dell'Oms ci sono tutte le informazioni per aderire.
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